Chiese, santuari e Pievi

Pieve della Mitria

Tempio a sala romanico-lombarda

Il complesso plebano della Pieve della Mitria sorge sulla sponda sinistra del fiume Garza, all’imbocco della “Valle delle Cartiere”. Due sono le ipotesi circa il toponimo della località, tramandato per tradizione popolare: la prima lo fa risalire (alludendo al tipico copricapo del vescovo) a una insegna ottocentesca di una locale osteria o comunque a un probabile possedimento vescovile; la seconda ipotesi invece lo fa risalire al culto solare di origine persiana del dio Mitra, molto diffuso tra i legionari romani, e quindi in territorio bresciano, durante l’epoca imperiale. Quest’ultima è un’ipotesi trova possibile riscontro nei numerosi ritrovamenti databili I secolo d.C., tra i quali una stele con una figura virile, forse Ercole celtico o lo stesso dio Mitra. Gli scavi archeologici, condotti a partire dal 1990, hanno permesso di ipotizzare come l’attuale chiesa, sopraelevata e ampliata tra la seconda metà del XV secolo e l’inizio del XVI, sia stata costruita su precedenti edifici cultuali. Sono stati infatti rinvenuti nel cortile della casa canonica i resti di un’area sacra romana, sulle cui rovine venne eretta una prima cappella paleocristiana, di cui restano alcuni frammenti di decorazione pittorica negli affreschi bizantini dell’Ultima Cena e delle Storie di Sant’Orsola, tra la seconda e la terza campata a destra dell’ingresso. La chiesa è uno straordinario esempio di tempio “a sala” di tradizione romanico-lombarda suddiviso in tre campate lungo le quali si ammirano affreschi, per lo più votivi: prezioso quello con i santi Girolamo, Tommasi di Canterbury, Antonio di Padova che allontanano alcuni soldati (1516), in cui compare la più antica delle raffigurazioni delle cartiere della valle. Tra gli autori alcuni grandi maestri di scuola bresciana, tra cui Altobello Melone, discepolo del Romanino, Paolo da Caylina, il Giovane e Vincenzo Civerchio.
La Pieve della Mitria è una delle tappe della Via del Sacro e dell’Arte dell’Ecomuseo di Valle Trompia. La Montagna e l’Industria.